< Retour

Dall’VIII sec. a.C. la Campania fu luogo naturale di incontri tra Greci, Etruschi, genti di origine levantina e locali, che mutuarono reciprocamente gli uni dagli altri esperienze culturali di vario  spessore, primo tra tutti l’alfabeto, trasmesso dai Greci di Cuma agli Etruschi e da questi successivamente diffuso ad altre comunità della penisola italica.  Questo significativo ruolo ha valso alla regione l’inserimento tra i casi studio prescelti da Irad Malkin per l’esemplificazione del modello culturale del Middle Ground, come Ségolène Maudet ricorda in questo stimolante volume. La monografia, frutto della tesi di dottorato discussa nel 2016, è dedicata agli scambi in Campania lungo un ampio periodo cronologico, dalla metà del IX all’iniziale VI sec. a.C. Fonte primaria sono quindi i singoli oggetti e i contesti archeologici, tra i quali un ruolo preponderante è svolto da quelli di natura funeraria, accumulati nei corredi deposti nelle sepolture. In questa prospettiva la Campania offre un significativo campo di studio, grazie alla presenza di Etruschi nell’area interna settentrionale intorno a Capua, attuale S. Maria Capua Vetere, e in quella costiera meridionale intorno all’attuale Pontecagnano, e meridionale interna intorno all’attuale Sala Consilina, di Greci a Pithekoussai sull’isola di Ischia e sulla costa a Cuma, di nuclei differenziati di genti locali nell’entroterra, nella valle del Sarno e intorno a Oliveto Citra-Cairano. Maudet segue gli scambi attraverso i reperti provenienti da questo siti, con assoluta preminenza per il vasellame fittile e metallico, calandolo nei contesti di provenienza, ma senza badare agli attori degli scambi, i cui ornamenti personali vengono poco utilizzati.

Gli anni trascorsi tra la discussione della tesi e la pubblicazione sono stati densi di ricerche e i numerosi studi editi inevitabilmente integrano il quadro complessivo delle importazioni raccolte nel volume.

Questo vale per gli ornamenti personali, che delineano i costumi locali degli individui di sesso femminile di certe comunità come Calatia e di Oliveto Citra-Cairano[1] e permettono di individuare individui provenienti da queste località sepolti altrove. Un’operazione simile è stata attuata proprio nella Campania meridionale per le necropoli di Pontecagnano, nel cui tessuto sepolcrale sono state riconosciute donne provenienti da altre regioni: agli ambiti dell’Italia meridionale ricordati da Maudet si può aggiungere l’area medio-adriatica[2]. Specifiche ricerche su singoli classi di oggetti completano il quadro delle importazioni in Campania per il periodo considerato, come la raccolta e la valutazione degli oggetti della Sardegna[3] e la rassegna degli spiedi metallici[4].

La centralità della Campania nel panorama archeologico della penisola italiana durante l’arco temporale considerato rende inevitabile che il quadro delle importazioni sia da aggiornare con scoperte successive, che talora precisano l’interpretazione complessiva di interi siti. Tra questi spicca Cuma in seguito tanto alle ricerche di vaste collezioni museali, che hanno permesso di ascrivere alla produzione dei toreuti cumani nuove forme vascolari e di seguirne la diffusione sulla penisola italica[5] quanto alle indagini sul terreno[6]. Nella stessa sede congressuale sono ospitate anche significative messe a punto su Pithekoussai[7].

La documentazione funeraria della Campania preromana è dominata dai sepolcreti di Pontecagnano, la cui conoscenza viene costantemente incrementata da nuovi contributi, sia monografici[8], sia di interventi a convegni[9]; anche le conoscenze del significativo ambito geografico della Campana interna a Sala Consilina sono progredite[10].

Le culture più propriamente locali sono oggetto di studi, con specifico riferimento alla valle del Sarno[11], a cui sono dedicate ricerche di dottorato concluse o in corso.

L’attuale fisionomia degli studi di antichistica con particolare riguardo all’Italia preromana è caratterizzata da un turbinio crescente di pubblicazioni, che per mole non sono di facile dominio per gli studiosi e rendono necessarie sintesi periodiche su determinati aspetti. In questo quadro generale lo studio di Maudet offre un’utile collazione degli oggetti di importazione rinvenuti in Campania editi sino al 2016 e ne propone una prima interpretazione, calata nei contesti di rinvenimento e sorretta da una raccolta delle principali fonti letterarie antiche sulla Campania.

 

Alessandro Naso, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Dipartimento di Studi Umanistici.

 

[1] N.L. Saldalamacchia, «  Fibule in oro e ambra e altri ornamenti dalla tomba 133 della necropoli SO di Calatia (Caserta) » e C. Rizzo, «  L’abbigliamento funerario femminile dell’orizzonte culturale di Oliveto Citra-Cairano dal centro alla periferia: immagine e proiezione di bellezza e identità » in N. Negroni Catacchio ed., Ornarsi per comunicare con gli dei. Gli oggetti di ornamento come status symbol, amuleti, richiesta di protezione. Atti del dodicesimo incontro Preistoria e protostoria in Etruria, Valentano, Pitigliano, Manciano 12-14 settembre 2014, Milano 2016, p. 577-587, 589-602.

[2] T. Cinquantaquattro, M. Cuozzo, « Elementi medio-adriatici dalle necropoli di Pontecagnano (SA) » in I Piceni e l’Italia medio-adriatica, atti del XXII convegno di studi etruschi ed italici, Ascoli Piceno, Teramo, Ancona 9-13 aprile 2000, Pisa-Roma 2003 p. 261-267

[3] M. Milletti, Cimeli d’identità. Tra Etruria e Sardegna nella prima età del ferro, Roma 2012.

[4] C. Kohler, «  Die Obeloi der Heuneburg » in W. Kimmig Hrsg., Importe und mediterrane Einflüsse auf der Heuneburg, Heuneburgsstudien XI, Mainz am Rhein 2000, p. 197-213

[5] C. Rescigno, Aenea cumana. Vasi e altri oggetti in bronzo dalle raccolte cumane del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Napoli 2020.

[6] M. D’Acunto et al., « Cumae in Opicia in the light of the recent archaelogical excavations by the University of Napoli L’Orientale: from the Pre-Hellenic (LBA-EIA) to the earliest phase of the apoikia (LG I) » in T.E. Cinquantaquattro, M. D’Acunto, F. Iannone eds., Euboica II. Pithekoussai and Euboea between East and West, Proceedings of the conference, Lacco Ameno 14-17 may 2018, Napoli 2024, vol. 2, p. 305-449.

[7] T.E. Cinquantaquattro, M. D’Acunto, F. Iannone eds., Euboica II. Pithekoussai and Euboea between East and West, Proceedings of the conference, Lacco Ameno 14-17 may 2018, Napoli 2024, vol. 1, p. 49-279.

[8] P. Gastaldi, B. d’Agostino , Pontecagnano III  Dizionario della cultura materiale, Fascicolo 1 La prima età del Ferro, Salerno 2016; M. von Mehren, The Orientalizing and Lucanian tombs from Loc. de Santis I at Pontecagnano, Analecta Romana Instituti Danici Suppl. 52, Roma 2019; M. Cuozzo, Un contesto “principesco” femminile da Pontecagnano, Paestum 2023.

[9] C. Pellegrino, « L'”orientalizzante” come processo storico: il caso della Campania » in S. Bourdin, O. Dally, A. Naso, C. Smith eds., The orientalizing cultures in the Mediterranean, 8th-6th cent. BC. Origins, cultural contacts and local developments : the case of Italy, Roma 2021, p. 253-282.

[10] L. Fiorillo, Sala Consilina, Necropoli di San Rocco, zona L: le sepolture della prima età del ferro, Napoli 2020.

[11] D. Savella, « Le necropoli della valle del Sarno: rituali funerari e organizzazione spaziale tra l’età del Ferro e l’Orientalizzante» in C. Malacrino, S. Bonomi eds., Ollus leto datus est. Architettura, topografia e rituali funerari nelle necropoli dell’Italia meridionale e delle Sicilia tra antichità e medioevo, atti del convegno, Reggio Calabria, 22-25 ottobre 2013, Reggio Calabria 2018, p. 205-212.