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Il volume Inscriptiones Segestanae curato da Carmine Ampolo e Donatella Erdas, rappresenta la prima parte di un dittico dedicato alla città di Segesta, nella Sicilia occidentale. L’opera riunisce tutte le iscrizioni, sia in lingua greca sia latina, rinvenute nel sito dell’antica polis. Vi sono inseriti numerosi inediti, frutto soprattutto ma non esclusivamente, delle campagne di scavo condotte dalla Scuola Normale sotto la direzione scientifica di C. Ampolo fra il 2001 e il 2015. Non vi sono compresi i documenti in lingua elima (per i quali si rimanda ai lavori di Agostiniani) e i bolli su anfora e laterizio, recentemente raccolti ed editi nel 2011 da Bruno Garozzo in un lavoro d’assieme. Lo studio delle legende monetali è rimandato al secondo volume, che sarà dedicato all’analisi di tutte le altre fonti relative alla città e alla sua storia. Nell’Appendice, sono invece edite e commentate alcune iscrizioni di altra provenienza ma particolarmente rilevanti per la conoscenza delle vicende segestane. Oltre a rappresentare d’ora in avanti il lavoro di riferimento sull’epigrafia di Segesta, il volume offre già molti spunti di sintesi sulla storia, l’urbanistica, l’architettura e la vita politica della città.

Un primo capitolo, a cura di C. Ampolo, introduce in dettaglio la storia degli studi e consente di inquadrare le attività di ricerca a Segesta fin dai pionieristici lavori condotti nel ‘600 dal Gualtherus e di coglierne i progressi fino agli anni immediatamente precedenti la realizzazione del presente volume. Segue un capitolo, curato da D. Erdas, dedicato agli aspetti paleografici e linguistici delle iscrizioni e alle loro implicazioni dal punto di vista della cronologia dei documenti.

Si apre, dopo questa sezione introduttiva, il corpo del lavoro, che presenta l’edizione dei testi, ripartiti tematicamente. Le iscrizioni greche sono suddivise in: Iscrizioni onorarie, Iscrizioni su tabella ansata relative a lavori pubblici, Altre iscrizioni relative a lavori pubblici, Iscrizioni musive, Marchi di cantiere, Frammenti e varie, Graffiti e Tituli picti. Le iscrizioni latine presentano una ripartizione analoga. A una prima sezione dedicata a Segesta nell’età tra Cesare e Augusto: municipium, praefectus, duovir, fanno seguito Iscrizioni onorarie e di opere pubbliche, Frammenti e varie, Tituli picti, Ostracon e Numerali impressi su tegole.

L’Appendice, a cura di D. Erdas, include 6 documenti, complessi e molto rilevanti per la storia di Segesta, che si datano fra l’età classica e l’età romana. Di ciascuno si presenta un testo critico corredato da un lemma puntuale, da bibliografia aggiornata e da un commento esaustivo. La scelta appare particolarmente felice, perché mette a disposizione del lettore un dossier di iscrizioni fondamentali per la comprensione delle vicende della polis durante tutto l’arco della sua storia. Fra essi si segnalano il trattato con Atene del 418/7 a.C. (App. 2); il decreto bronzeo di Nakone (App. 3), che ricorda la mediazione segestana in occasione di una stasis e il particolarissimo sistema scelto per la riconciliazione civica; il decreto, anch’esso bronzeo, degli Entellini, che onorano i Segestani per l’aiuto prestato loro durante un periodo di esilio (App. 4) e l’epigrafe della colonna rostrata di Caio Duilio, che commemora il successo del console nella battaglia navale contro i Cartaginesi del 260 a.C. (App. 6), in un contesto che vide anche la liberazione di Segesta dall’assedio punico.

In coda al volume si trovano: una Bibliografia puntuale e aggiornata, le Concordanze con i principali Corpora e raccolte epigrafiche, l’elenco completo di tutti i calchi realizzati nel tempo alla Scuola Normale, con il loro luogo di conservazione, e gli Indici (delle fonti antiche, dei nomi propri, geografico e dei notabilia). Chiude il lavoro uno splendido apparato di tavole a colori, che consente la verifica diretta di tutte le nuove letture proposte, mentre le mappe e i disegni che vi sono inseriti permettono una localizzazione precisa dei luoghi di rinvenimento dei singoli pezzi e una ricostruzione della loro collocazione originaria, integrando il commento ai testi.

L’edizione dei testi è condotta secondo i migliori standard della disciplina epigrafica e i commenti, ampi e dettagliati, riservano una specifica e fondamentale attenzione ai contesti archeologici di rinvenimento, che permette di comprendere i singoli documenti alla luce della loro posizione e funzione nell’area urbana. Si osservano importanti novità legate sia alla presentazione di epigrafi inedite, sia a nuove letture di testi conosciuti da tempo, che ne chiariscono il significato.

Fra i documenti inediti si segnalano tre iscrizioni di carattere onorifico. G3 presenta la base di statua di Ἡράκλειος Νύμφωνος dedicata dal popolo dei Segestani e proveniente con ogni probabilità dall’area del bouleuterion. Molto simili, e anch’esse finora inedite, sono G4 e G5, basi di statua rispettivamente di Φάων Νύμφωνος Σπωλιανός (che compare anche come hierothytas in G10) e di un figlio di Artemon, dedicate dal popolo e collocate sull’agora.

Una sezione molto interessante della raccolta riunisce i documenti che menzionano lavori pubblici. Il saggio introduttivo, a cura di C. Ampolo, riflette sull’impiego della tabella ansata come supporto per il testo epigrafico attraverso numerosi confronti dal mondo greco. In ambito segestano se ne evidenza l’impiego come strumento formale per valorizzare i membri dell’élite cittadina che si sono distinti nella realizzazione di lavori pubblici. Il saggio affronta quindi le questioni urbanistiche, istituzionali, sociali e finanziarie legate a questo gruppo di documenti (G10-13), oltre agli aspetti di autorappresentazione delle famiglie locali, che implica la collocazione delle epigrafi nello spazio pubblico dell’agora e della stoa ellenistiche. All’interno di questo gruppo di documenti si segnalano importanti novità. In particolare, l’iscrizione G10 (databile fra III e II s. a.C.) offre la prima edizione completa di un documento la cui parte destra (fr. a) è conosciuta fin dai tempi del Gualtherus, mentre la parte sinistra (fr. b) fu rinvenuta nel corso degli scavi del 2003. Il testo si discosta in maniera significativa dalle proposte di integrazione avanzate in precedenza: ἱεροθυτέοντος Φάωνος | Νύμφωνος Σωπολιανοῦ, ἀγορα̣νομέοντος Ξενάρχου | Ἀπωλλοδώρου καὶ τὰν ἐπιμέλειαν | ποι>σαμένου τῶν ἔργων | ἁ̣[γ]ο[ρ] κατεσκευάσθη. All’ultima linea gli editori accolgono un suggerimento molto convincente di C. Letta, che permette di riconoscere e restituire un riferimento ai lavori di riqualificazione dell’agora.

Nel suo complesso questo volume dedicato alle iscrizioni segestane costituisce non solo l’edizione di riferimento per la documentazione epigrafica di Segesta, ma uno studio fondamentale su aspetti centrali della vita dell’antica polis in età ellenistica.

Anna Magnetto, Scuola Normale Superiore – Pise

Publié dans le fascicule 1 tome 123, 2021, p. 3001-303